5 luglio 2009

LAGAAN


Questa settimana (*) il film Lagaan - Once upon a time in India, prodotto dalla Aamir Khan Productions, compie otto anni. Ci associamo nel celebrare la pellicola indiana più conosciuta al mondo: lunga vita a Lagaan!

Lagaan.
Il semplice suono di questa parola evoca l'essenza e la grandezza dell'epico film di Ashutosh Gowariker, e, lo diciamo subito, la colonna sonora è magnifica tanto quanto la pellicola. Il tuono non è mai sembrato così vicino all'uomo e l'uomo non è mai sembrato così potente. Il brano d'apertura, Ghanan Ghanan, fissa il tono della trama del film: le nuvole iniziano a raccogliersi per la gioia degli abitanti di Champaner, e nel contempo un arcobaleno stellare di voci appare sulla tela musicale. La dolcezza di Alka Yagnik, la radiosità di Udit Narayan, il calore di Sukhwinder Singh, l'intensità di Shankar Mahadevan, l'entusiasmo di Shaan. Sono una maniaca della voce, e non mi stanco mai di assaporare questa canzone dall'aroma particolarmente ricco. Ma concentrarsi unicamente sulle voci sarebbe un peccato. Ghanan Ghanan offre anche un giocoso dafli (strumento simile a un tamburello), un droning synth, delle percussioni martellanti e dei cristallini strumenti a corda. Ascoltare Ghanan Ghanan è come sentir cadere goccioline di pioggia sulle orecchie.

Questa magnifica apertura è seguita dal ritmico Mitwa, brano che evoca coraggio e speranza, attraverso l'esuberante uso in crescendo della grancassa, di un violino deliziosamente estroverso, di un delicato ghatam (un tipo di percussione), nonché attraverso l'uso vivace degli strumenti a corda: un ektara (strumento ad una sola corda) e delle synth strings (il suono degli strumenti a corda proviene da un sintetizzatore). La voce profonda di Alka Yagnik ed il timbro confortante di Udit Narayan riflettono accuratamente l'umore della canzone, donando forza alle sequenze del film che accompagnano.

Radha Kaise Na Jale è un esempio particolarmente eloquente di come il talento di A.R. Rahman possa indurre gli ascoltatori a viaggiare nel tempo e nello spazio. Dove potrebbe condurci questo brano? In campagna, durante la festa di Holi, con Krishna, Radha e le pastorelle che danzano al cinguettio degli uccelli in sottofondo. La stuzzicante vocalità di Asha Bhosle brilla in modo particolare, accompagnata dal suono di una miriade di campanelli, della tabla, del dandiya stick e di un flauto. Sino a giungere al culmine: il malizioso dialogo degli amanti, sottolineato da una splendida esibizione di bhimpalasi raga (uno stile di raga che richiede una vocalità molto complessa).

O Rey Chhori vede la partecipazione del trio di attori protagonisti. Ciascuno canta la propria dichiarazione d'amore, e confesso che raramente ho trovato così interessante un triangolo amoroso musicale. Il punto di forza del brano è nei passaggi fra il tema orientale, contraddistinto dal suono secco dei campanelli e da leggere percussioni, e la dolce tonalità occidentale, completa di arpa, violini e cantato operistico. I testi di Javed Akhtar sono ugualmente espressivi in entrambe le lingue, e raffigurano in modo notevole le fantasie romantiche di Elizabeth: i trasparenti interludi di Vasundhara Das vengono così ad armonizzarsi con le dolci chiacchiere della coppia principale.

Cos'altro possiamo aggiungere su Chale Chalo, un classico capace di entusiasmare tutti gli ascoltatori, compresi coloro che non capiscono i testi brillanti di Javed Akhtar? Ronzando, tuonando, schioccando, battendo le mani, scoppiettando..., persino il violoncello e il salterio suonano come percussioni, e contribuiscono a stimolare lo spirito del team di Lagaan. Il brano è molto orecchiabile, e sembra echeggiare quella che dev'essere stata l'eccitante esperienza di realizzare il film, riflettendo la potente magia di un progetto comune. È lo stesso A.R. Rahman a regalare all'inno la propria voce.

L'album, con il breve Waltz For A Romance, d'improvviso passa a note più dolci, rispecchiando la dichiarazione d'amore di Elizabeth. La traccia suona eccezionalmente autentica, riportandoci ad alcune delle più memorabili colonne sonore di Hollywood in stile classico e barocco.

La precedente traccia occidentale apre la via alla controparte indiana: il talento di A.R. Rahman per i canti devozionali dà vita alla preziosa O Paalaanhare. Lata Mangeshkar è stata la brillante scelta per il brano, grazie alla purezza della sua voce (la versione della canzone nel film prevede la collaborazione di Sadhana Sargam). Il bhajan (inno cantato di preghiera) si eleva dolcemente con il misurato uso della tabla, dei piatti e dei campanelli, precipitando alla fine nell'interpretazione piena di sentimento di Udit Narayan di parte del tema di Lagaan. La commovente melodia innalza l'anima in preghiera, inducendo l'ascoltatore a simpatizzare con la supplica dei contadini.

Lagaan, il tema principale, corona questa scintillante colonna sonora con un perfetto mix di grandezza e serenità, di oriente e di occidente. Non ho dubbi nel ritenere che questo brano in qualche modo catturi l'essenza universale stessa della musica. La stimolante melodia, la combinazione all'apparenza improbabile di strumenti diversi (sitar, piatti, organo: strano abbinamento, vero?) che tuttavia raggiungono un'armonia meravigliosa... È semplicemente magnifico. Gli emozionanti arrangiamenti di R. Prassana degli strumenti a corda meritano una menzione speciale: trasportano l'ascoltatore ad altezze inimmaginabili. La voce di Anuradha Sriram ci riporta con delicatezza alla tranquillità, grazie al suo sussurrare melodioso e terreno, chiudendo così una colonna sonora assolutamente monumentale.

Lagaan - Once upon a time in India era sicuramente destinato a diventare una pietra miliare nel cinema indiano. La sfida di comporre una musica altrettanto brillante è stata vinta dal Mozart di Madras che ha architettato un vero e proprio banchetto di suoni. La colonna sonora di Lagaan ha contribuito a rendere il film ancora più scintillante e viceversa, pertanto pellicola e musica possono solo raccogliere applausi, sia dagli spettatori che dagli ascoltatori, indipendentemente dal loro background culturale e musicale. Questo notevole prodotto di A.R. Rahman e del suo eccezionale team (una menzione speciale al defunto H. Sridhar, ingegnere del suono non solo per la colonna sonora ma anche per il film), può certamente affiancarsi alle migliori colonne sonore della storia del cinema, e non manca di incantarci persino parecchi anni dopo la sua realizzazione.

(*) Il testo originale inglese era stato pubblicato da Aline il 18 giugno (nota di Cinema Hindi).